L’Italia è tra Paesi più colpiti dall’infodemia. Cina e Russia principali fonti di disinformazione

In queste settimane di crisi sanitaria la disinformazione si è alimentata di paure e ansie, e ovviamente si è concentrata sui Paesi più colpiti dal Coronavirus. L’Italia è purtroppo fra questi, e nel nostro Paese la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni errate o fuorvianti ha trovato un terreno fertile per poter prosperare. Il Covid ha reso le società più vulnerabili, e non solo dal punto di vista sanitario ed economico. Accanto alla pandemia si è diffusa la cosiddetta infodemia, un fenomeno contro il quale sono impegnati i governi e i giganti del web. Ma secondo la Commissione europea si dovrebbe fare di più.

Google ha bloccato e rimosso oltre 80 milioni di inserzioni pubblicitarie legate al Covid

Le principali fonti di disinformazione risultano essere la Russia e la Cina, riporta Ansa. Secondo la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jurova, “abbiamo sufficienti prove per dirlo”. Inoltre, durante la presentazione in videoconferenza stampa a Bruxelles sulla disinformazione, la vicepresidente Jurova ha indicato come durante la pandemia “Google abbia bloccato e rimosso oltre 80 milioni di inserzioni pubblicitarie legate al Covid a livello globale”.

Bloccare il flusso di entrate pubblicitarie legate alla disinformazione

“Dobbiamo garantire che le piattaforme online siano trasparenti, perché i cittadini devono sapere da dove e come arrivano loro le informazioni”, ha aggiunto Vera Jurova, onde evitare che vengano stanziati “incentivi finanziari per diffondere la disinformazione”.

Per questo motivo, ha sottolineato ancora la vicepresidente della Commissione europea, “stiamo prendendo provvedimenti per comprendere meglio il flusso di entrate pubblicitarie legate alla disinformazione”.

Secondo la vicepresidente, la lotta alla disinformazione non significa censurare le informazioni sbagliate. “Coloro che sono responsabili dell’argomento in questione devono avere un atteggiamento proattivo e diffondere fatti veri – ha commentato – e difendere le informazioni affidabili”.

Le piattaforme online e i social network devono fare di più

Nella lotta ai contenuti lesivi legati alla crisi da coronavirus, “le piattaforme online devono fare di più” – ha spiegato la vicepresidente -. Il nostro Codice sulla disinformazione è stato solo il primo passo. Ha margini di miglioramento”. Per questo, ha sottolineato Vera Jurova, “ora invitiamo gli online a fornire relazioni mensili con informazioni più dettagliate che mai”. Anche perché si teme che dopo il coronavirus, “i vaccini saranno il prossimo campo di battaglia”, ha puntualizzato.

Il social network cinese TikTok, ha assicurato Jurova, “mi ha confermato che stanno aderendo al Codice Ue sulla disinformazione e concluderanno molto presto le formalità. E stiamo negoziando anche con WhatsApp”.