Acquisti on line, la moda è il settore con più resi

Fare acquisti on line fa parte della quotidianità di ognuno di noi. Allo stesso modo, è altrettanto comune che i prodotti acquistati, una volta arrivati a casa, non siano quelli “giusti” per un’infinità di regioni. Così si rende quello che non va bene o non piace. Ma quanto si restituisce?  In media, nel mondo, 1 prodotto acquistato su 5 viene rimandato indietro. Il report “Guida ai resi nel mondo dell’ecommerce” di Yocabè, un’azienda che aiuta i brand a vendere sui marketplace, svela che il 56% dei prodotti moda acquistati online in Italia viene restituito, rispetto al 20% dei prodotti in generale. 

Il valore dei resi nel mondo è di 550 miliardi di dollari

Il reso medio globale online è del 20%, con un valore stimato di 550 miliardi di dollari, di cui il 23% generato in Europa (126 miliardi di dollari), mentre i resi del settore della moda sono il 56% a livello mondiale. L’Italia è il Paese con la percentuale più bassa di resi moda d’Europa, con il 16% degli acquisti fashion effettuati online destinati a tornare indietro, a causa del basso livello di digitalizzazione del Paese.

In Italia si rende meno

L’abbigliamento è la categoria più restituita a livello europeo (38%), seguita dalle scarpe (29%) e dagli accessori (25%). E in Italia? Come accennato prima, nel nostro Paese si tende a restituire meno. La percentuale di abbigliamento restituito è del 25%, quella di scarpe del 15% e quella di accessori del 10%. 

Cosa restituiscono gli italiani?

Nella categoria dell’abbigliamento, i prodotti più restituiti dagli italiani sono vestiti (36%), pantaloni (31%) e gonne (29%), mentre i prodotti meno restituiti sono pullover e cardigan (poco più del 10%). Fra le calzature, i modelli più restituiti sono i sabot (38%), le ballerine (31%) e le scarpe con plateau e tacco vertiginoso (24%), mentre le sneaker sono le meno restituite. Gli accessori più restituiti dagli italiani sono occhiali (19%), cinture (15%) e portafogli (10%).

Poter rendere è un incentivo ad acquistare

Il reso è un incentivo per molti consumatori a comprare online e il 72% dei consumatori italiani verifica sempre quale sia la politica di reso di un sito ecommerce prima di effettuare un acquisto, mentre il 52% dei consumatori rinuncia ad acquistare se il periodo di reso è inferiore ai 30 giorni. Tuttavia, per le aziende, i resi rappresentano una spesa da sostenere, in quanto devono gestire la logistica inversa.

Cyber-minacce: come proteggere i bambini?

I bambini della generazione Alpha sono i veri nativi digitali: per loro, smartphone e tablet, non rappresentano solo un modo alternativo per divertirsi, ma sono strumenti primari attraverso i quali hanno imparato a giocare, studiare e relazionarsi. Il 40% dei bambini però è disposto a condividere le informazioni personali, con il rischio di ricevere messaggi da sconosciuti con proposte di giochi e sfide potenzialmente pericolose. Rischi che diventano sempre più frequenti nell’ambito gaming, in cui i cybercriminali sono in grado di individuare i bambini nei canali di chat per poi inviare messaggi personali al fine di reperire informazioni. Gli esperti di Kaspersky hanno analizzato le cyber-minacce più frequenti che colpiscono bambini e ragazzi, e hanno fornito alcuni consigli per proteggersi. E il primo è quello di non condividere informazioni personali con estranei.

I predatori online possono fingersi qualcun altro

Predatori online o cyberbulli possono fingersi qualcun altro, veicolando messaggi inappropriati, chiedendo di attivare la webcam o proporre incontri nella vita reale. Giocare online permette ai predatori di raccogliere informazioni per guadagnarsi la fiducia degli utenti più giovani. Per questo i genitori dovrebbero spiegare ai propri figli di non interagire con persone che non conoscono nella vita reale. Inoltre, webcam, microfono o dispositivi audio potrebbero essere controllati dai criminali per sfruttare i più giovani. Occorre quindi utilizzare un software di sicurezza che esegua una scansione periodica del sistema in tempo reale, verificare che sia attivata l’impostazione predefinita ‘off’, e usare protezioni fisiche, come l’otturatore o un pezzo di nastro adesivo.

Pericolo frodi, anche in ambito gaming

Con l’aumento del traffico online aumentano anche le truffe: i pericoli vanno dal furto di identità alle perdite economiche. Non sempre è facile individuare una truffa, perciò prima di trasferire denaro o inserire dati della carta di credito, vale la pena controllare e-mail e siti web. Ad esempio, se i bambini utilizzano lo smartphone o il tablet dei genitori è fondamentale disattivare gli ‘aggiornamenti in-app’, per evitare che vengano accumulate ingenti spese per gli acquisti. In ambito gaming, invece, una frode abbastanza diffusa è la perdita di denaro o dei progressi accumulati durante il gioco. Un esempio sono i giocatori di Grand Theft Auto (GTA) Online vittime di questa truffa, e banditi dai server a causa di una presunta vulnerabilità nella versione PC del gioco.

Attenzione a quello che si scarica 

Spesso, cercando fonti alternative per scaricare app di streaming o giochi, gli utenti possono imbattersi in vari tipi di malware, trojan, spyware e backdoor, nonché applicazioni malevole come adware. È quindi importante fare attenzione alle app che si scaricano, perché i malware possono essere mascherati da applicazioni legittime.
Tra luglio 2021 e giugno 2022 sono stati distribuiti 91.984 file che includevano malware e applicazioni potenzialmente indesiderate utilizzando popolari titoli di gioco come esca. Minecraft ne è un esempio: ha infatti conquistato il primo posto tra i più utilizzati come esca.

La vita di un OSS: sfide e difficoltà quotidiane

Quella di Operatore Socio Assistenziale (OSS) è una professione impegnativa e spesso sottovalutata, ma che merita considerazione e rispetto.

Gli OSS si occupano di offrire assistenza e cure ad individui che necessitano di essere seguiti da vicino, spesso anziani o disabili, e affrontano ogni giorno non poche difficoltà nello svolgere le proprie mansioni.

Di seguito, esamineremo alcune delle principali sfide che gli OSS incontrano nel lavoro di tutti i giorni.

La gestione del carico di lavoro

Uno dei principali problemi con i quali gli OSS devono rapportarsi è il carico di lavoro non indifferente. Spesso gli operatori sono costretti a lavorare per parecchie ore nell’arco della stessa giornata, e hanno poco tempo per fare pause o riposare.

Questo può portare ad un notevole affaticamento fisico e mentale, il che può avere effetti negativi sulla salute e sul benessere dell’operatore, oltre chiaramente a comportare una minore lucidità sul lavoro.

La mancanza di ausili adeguati

Spesso è la mancanza di strutture e arredi pensati per gli anziani o disabili a rendere più difficile il lavoro degli OSS. Pensiamo a tutte quelle strutture private in cui spesso non ci sono letti elettrici, montascale,  vasche per disabili, sollevatori e accessori a parete per il sostegno della persona, tra gli altri.

Tutti ausili che renderebbero più facile il lavoro degli OSS, evitando loro di dover fare sforzi fisici di un certo tipo, nonché più semplice la vita dei pazienti stessi.

La mancanza di supporto e adeguata formazione

La mancanza di una adeguata formazione può avere diverse conseguenze negative per gli operatori socio-assistenziali, ma anche per le persone che da loro ricevono assistenza.

Per gli operatori, la mancanza di formazione adeguata può portare ad una scarsa sicurezza e competenze limitate, il che può aumentare il rischio di errori con effetti negativi sul benessere delle persone cui si prestano le cure.

Inoltre, gli operatori che non hanno ricevuto una formazione adeguata potrebbero avere maggiori difficoltà nel gestire situazioni difficili o a rispondere in modo efficace alle esigenze dei propri assistiti, il che non è un problema secondario.

Detto questo, non dimentichiamo che gli operatori non sufficientemente formati potrebbero non essere in grado di riconoscere i segnali di allarme o le situazioni di emergenza, il che può mettere a rischio la sicurezza dei loro pazienti.

Le difficoltà emotive legate al lavoro

Lavorare con persone bisognose di assistenza può essere emotivamente impegnativo.

Gli OSS devono infatti rapportarsi ogni giorno con la sofferenza dei loro pazienti, e spesso devono gestire situazioni difficili e stressanti. Ciò può essere emotivamente stancante e può mettere a dura prova le loro capacità di analisi della situazione nonché quella di intervento.

Per questo motivo gli operatori fanno bene a non farsi coinvolgere emotivamente e cercare di rimanere il più possibile lucidi e distaccati, così da poter analizzare in maniera obiettiva la situazione che di volta in volta affrontano e risolverla in maniera adeguata.

Le difficoltà legate alla comunicazione

Gli OSS spesso lavorano con persone che hanno difficoltà di comunicazione, come anziani o disabili che hanno problemi di parola o di udito, e ciò può rendere difficile per loro comunicare efficacemente e comprendere le esigenze dei loro assistiti.

D’altro canto, per i pazienti sordi o muti, la difficoltà di comunicazione può essere frustrante e può portare a maggiore ansia e stress, oltre a rendere difficile l’ottenere l’assistenza di cui hanno bisogno.

Per poter gestire situazioni di questo tipo, è importante che gli operatori socio assistenziali siano ben formati sul come riuscire a comunicare con i pazienti sordi o muti, ad esempio attraverso l’utilizzo del linguaggio dei segni o di altre tecniche di comunicazione alternativa.

Conclusione

In conclusione gli OSS affrontano numerose sfide e difficoltà di ogni tipo nell’esercitare il loro lavoro, alcune delle quali non facili da gestire.

Nonostante ciò, continuano a dedicare tutte le loro energie a prendersi cura di persone che hanno bisogno di assistenza, dimostrando un impegno e una dedizione davvero straordinari.

La professione di Operatore Socio Sanitario riveste dunque un’importanza non indifferente nella nostra società, per questo motivo la loro presenza dovrebbe essere garantita all’interno di strutture pubbliche e private, così come direttamente a domicilio quando necessario.

Recessione in arrivo: per i ceo globali sarà “breve e lieve”

Breve e lieve: ecco come sarà la recessione, ormai ampiamente attesa, secondo i ceo delle principali aziende del modo. A fotografare il sentiment degli amministratori delegati internazionali rispetto alle prospettive dell’economia globale e sulle strategie per rispondere al contesto è il report di Kpmg ‘Ceo Outlook 2022’, che ha coinvolto 1.300 top manager globali, italiani compresi. Entrando nel merito delle risposte, l’86% degli intervistati si aspetta la recessione, ma la buona notizia è che per oltre la metà (il 58%) sarà leggera e di breve durata. Per affrontare l’emergenza incombente, riferisce Adnkronos, il 76%, ha già adottato misure precauzionali.

Gli amministratori italiani? Leggermente più ottimisti

Un ulteriore dato che emerge dal rapporto è che i ceo italiani sembrano guardare alla recessione prossima con una certe dose di ottimismo, di più rispetto ai “colleghi” esteri. il 72% degli intervistati ritiene che ci sarà una recessione nei prossimi 12 mesi, il 44% ritiene che sarà breve e lieve, mentre solo il 52% ha già adottato misure precauzionali in vista di una recessione incombente. Il 14% dei ceo globali identifica il rischio di una recessione tra le preoccupazioni più urgenti in questa fase, anche se le difficoltà legate alla pandemia sono ad oggi il tema considerato più critico (15%). I ceo italiani, invece, hanno indicato come principale preoccupazione per la crescita della propria azienda l’adozione di tecnologie digitali (18%), le difficoltà legate alla pandemia (16%) e i rischi reputazionali (14%).

Le strategie per resistere all’onda della crisi

Tra i principali fattori di rischio che potrebbero incidere sulla crescita del business nei prossimi tre anni, i ceo globali hanno identificato le nuove tecnologie, le tematiche operative, la regolamentazione, il rischio climatico e il rischio reputazionale. Gli ad italiani, invece, hanno indicato il rischio di un ritorno al territorialismo (16%), i rischi reputazionali (14%) e i rischi operativi (14%). Come reagire alle difficoltà? Alleanze strategiche (26%), crescita organica (22%) e gestione dei rischi geopolitici (20%) sono in cima alla lista delle strategie più importanti per il raggiungimento degli obiettivi di crescita aziendale nei prossimi tre anni. I ceo, secondo il rapporto di Kpmg, indicano che le incertezze geopolitiche continueranno ad avere un importante impatto sulle strategie aziendali e sulle catene di approvvigionamento nei prossimi 3 anni. In particolare, l’81% degli amministratori delegati ha modificato o prevede di adeguare i processi di gestione del rischio per tenere conto del rischio geopolitico e il 21% rafforzerà le misure per adattarsi alle questioni geopolitiche per raggiungere i propri obiettivi di crescita, una percentuale che sale al 34% per gli ad italiani. In un contesto come quello attuale, caratterizzato da incertezza e con le tensioni geopolitiche al centro dell’agenda del 2022, i ceo devono essere preparati ad affrontare i rischi, secondo il rapporto.

Consumo di suolo, 2 metri quadri al secondo vengono “coperti” 

Ci stiamo “mangiando” il suolo: solo nel 021, si è registrato il valore più alto degli ultimi 10 anni del consumo di suolo nel nostro paese. E’ il quadro, purtroppo molto preciso, fotografato dal  Rapporto Snpa 2022 che, insieme alla cartografia satellitare di tutto il territorio e alle banche dati disponibili per ogni comune italiano, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo a livello nazionale, comunale e provinciale. I dati fanno una certa impressione: specie nelle regioni e nelle città più grandi, come Lombardia e Lazio con Roma, il processo appare velocissimo e quasi inarrestabile.

19 ettari al giorno vengono coperti

Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e nel 2021 sfiora i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.

Gli incrementi maggiori in Lombardia, i minori in Valle d’Aosta

A livello regionale la Valle d’Aosta è la regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata, la Liguria è riuscita a contenere il nuovo consumo di suolo al di sotto dei 50 ettari, mentre Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria si mantengono sotto i 100 ettari. Gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499). I valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%).

Tra le città, Roma è quella che consuma più suolo

Tra i comuni, Roma conferma la tendenza dell’ultimo periodo e anche quest’anno consuma più suolo di tutte le altre città italiane: in 12 mesi la Capitale perde altri 95 ettari di suolo. Inoltre, Venezia (+24 ettari relativi alla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13), e L’Aquila (+12) sono i comuni capoluogo di regione con i maggiori aumenti. Per quanto riguarda invece i comuni più attenti a questa problematico, sono Como, Impruneta e Marano di Valpolicella quelli più virtuosi e che si sono conquistati il titolo di ‘Comune Risparmia suolo’ del 2022.

Con mobilità elettrica e home working meno inquinamento urbano

A Roma e Firenze, ma anche a Londra, il 10% delle strade più inquinate può arrivare a ‘ospitare’ quasi il 60% delle emissioni veicolari di tutta la città. Allo stesso modo, il 10% dei veicoli più inquinanti può arrivare a essere responsabile per ben più della metà delle emissioni. Ma rendendo ‘elettrico’ anche solo l’1% dei veicoli privati più inquinanti in un centro urbano, la conseguente riduzione delle emissioni di CO2 sarebbe pari a quella ottenuta se una quantità 10 volte maggiore di veicoli scelti a caso fossero elettrici. Risultati analoghi si otterrebbero dall’applicazione dell’home working mirato ad evitare i viaggi sistematici da casa al lavoro anche solo di una porzione della popolazione.

Una evidenza scientifica che deve guidare le politiche anti-emissioni

È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isti) in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria informatica, automatica e gestionale (Diag) della Sapienza Università di Roma.  Insomma, la mobilità elettrica e l’adozione dell’home working potrebbero abbassare i livelli di inquinamento ed emissioni nelle città.
“Si tratta di una evidenza scientifica di quanto sia importante compiere scelte che siano informate”, commenta Mirco Nanni, ricercatore di Cnr-Isti che ha condotto lo studio e direttore del Kdd-Lab.

Targhe alterne, divieti di circolazione o incentivi all’elettrico?

“Misure come le cosiddette targhe alterne, ancora in voga fino a pochi anni fa, sono incredibilmente meno efficaci di politiche di riduzione delle emissioni che compiano invece scelte mirate – aggiunge Mirco Nanni -, come i più recenti divieti alla circolazione dei veicoli particolarmente inquinanti, o eventuali incentivi all’elettrico, che dovrebbero, però, essere concepiti per chi inquina di più”.
Ma chi inquina di più? “Dal nostro lavoro emerge che chi si sposta in modo più prevedibile, come nel tragitto casa-lavoro, è responsabile di una maggiore fetta di emissioni di chi ha, invece, un comportamento di mobilità più erratico e imprevedibile”, spiega Luca Pappalardo ricercatore del Cnr-Isti e coordinatore dello studio.

Solo con scelte informate si può “sapere dove colpire”

Questo tipo di ricerche possono essere di aiuto ai decisori politici.
“Nel concepire politiche di riduzione delle emissioni veicolari che siano veramente efficaci e riescano, così, ad avere un impatto positivo sulle nostre città, bisogna conoscere il fenomeno in modo approfondito – sottolinea Matteo Böhm, dottorando della Sapienza e autore dello studio -. Solo con scelte informate, infatti, si può ‘sapere dove colpire’, e arrivare così a ottenere il massimo risultato. La nostra speranza è che studi come questo possano aiutare a raggiungere questo obiettivo”.

RC auto, premi a +5%: i consigli per risparmiare

Secondo l’Osservatorio RC Auto di Facile.it a febbraio 2022 per assicurare un veicolo a quattro ruote occorrono, in media, 447,91 euro, il 4,9% in più rispetto a gennaio. A febbraio 2021 l’importo medio era invece pari a 464,09 euro, ma sebbene i premi siano ancora inferiori rispetto a un anno fa, a febbraio 2022 si è assistito a un leggero aumento delle tariffe. Insomma, oltre ai costi sempre più onerosi di benzina e diesel, l’altra spesa che incide sulle tasche degli automobilisti è quella della polizza RC auto.  Non sapendo se questo lieve rialzo rappresenti l’inizio di un trend di lungo periodo, Facile.it propone cinque consigli per risparmiare sull’RC auto.

Le assicurazioni non sono tutte uguali, e nemmeno gli automobilisti

Innanzitutto, confrontare le proposte disponibili sul mercato: le assicurazioni non sono tutte uguali e nemmeno gli automobilisti. Uno stesso nucleo familiare, ad esempio, potrebbe trovare conveniente fare la polizza assicurativa con compagnie diverse se possiede più veicoli.
Inoltre, è bene scegliere con attenzione le coperture aggiuntive, molto utili, ma anche in questo caso vanno scelte con cura. Assicurare contro il furto un veicolo vecchio potrebbe infatti non avere alcun senso. Da qualche tempo poi è entrata in vigore la cosiddetta RC familiare, che consente non solo di ereditare la classe di merito da un familiare convivente, ma anche di trasferire i benefici della classe di merito da una moto a un’auto e viceversa. Un importante risparmio per chi sottoscrive una nuova polizza, o per un neopatentato.

Quale polizza scegliere?

Se cercare di risparmiare è legittimo lo è altrettanto non rinunciare a caratteristiche importanti della polizza, che se sottoscritte, porterebbero a gravi problemi in caso di sinistro.
Se non siamo gli unici a guidare il mezzo meglio non sottoscrivere una polizza che preveda la guida esclusiva. Di contro, se davvero siamo e saremo gli unici alla guida, questa opzione può ridurre il premio in modo importante. Ma se al momento del sinistro non saremo alla guida dovremo rifondere il danno alla controparte. Se, invece, al volante potrebbe esserci qualche familiare con meno di 26 anni meglio non sottoscrivere una polizza con la sola guida esperta. 

Scatola nera e alcool lock

Oggi sono sempre più gli italiani che accettano di installare sul proprio veicolo un apparecchio che registri i dati di guida (la scatola nera) a fronte di una diminuzione del premio da pagare. Ovviamente, in caso di sinistro, saranno i dati registrati dalla scatola nera a far fede, e sarà inutile, ad esempio, giurare di non aver superato i limiti di velocità se lo si è fatto. Meno diffuso, ma altrettanto utile, è il cosiddetto alcool lock, ovvero uno strumento che rileva il tasso alcolemico del guidatore, e nel caso in cui il tasso sia troppo elevato, impedisce l’accensione del veicolo. Installare questo strumento potrebbe far diminuire il premio RC auto, e salvare molte vite.

Imparare a vivere al meglio il lavoro ibrido

Secondo Silvia Martinelli, regional manager & international projects manager di Cegos Italia, “L’hybrid working sta diventando di uso comune, nonostante la tendenza rimanga orientata prevalentemente verso una modalità ‘remote-first’, anche a seguito della recente impennata di contagi”. Come trovare quindi un nuovo equilibrio tra il lavoro da remoto e quello in presenza? Che sia per due/tre giorni la settimana o meno, ciò che conta a livello organizzativo e personale è vivere al meglio questo nuovo contesto ibrido, promuovendo gli aspetti positivi di entrambe le modalità e prevenendo le difficoltà e i rischi che comportano.
Per questo motivo gli studi internazionali Cegos hanno individuato 8 pratiche con relative competenze da sviluppare, adatte a manager e dipendenti. Si tratta di competenze individuali e collettive che ogni lavoratore e azienda dovrà coltivare, collaborando nella creazione di un ambiente di lavoro, che anche se hybrid, dovrà essere sempre più inclusivo e responsabile.

Da Working from anywhere a Get fit, mantenere in forma corpo e mente

“È evidente – aggiunge Silvia Martinelli – che questo nuovo approccio ‘ibrido’ sottolinea ancor più l’importanza del rispetto dell’equità e la salvaguardia della cultura aziendale”.
In dettaglio, le 8 pratiche individuate da Cegos sono ‘Working from anywhere. Crea la tua working area’, ‘Proximity. Resta connesso’, ‘Time management. Pianifica in anticipo le attività principali’, ‘Workload Management. Concentrati per gestire al meglio il lavoro’, ‘Positive thinking. Attiva un atteggiamento positivo’, ‘Become influencer. Fai crescere la tua area di influenza’, ‘Free Thinking. Potenzia la tua creatività’, e ‘Get fit. Mantieni in forma corpo e mente’.

Sviluppo delle competenze e trasformazione digitale

D’altronde, il Cegos observatory barometer 2021 ha rilevato l’incremento generalizzato dell’utilizzo della formazione online a seguito dell’emergenza sanitaria, e confermato che le competenze da padroneggiare in via prioritaria sono remote management, comunicazione digitale e capacità di adattamento. 
Lo sviluppo delle competenze è infatti la chiave per fronteggiare la trasformazione digitale secondo 9 responsabili delle risorse umane su 10. Allo stesso modo, il 94% dei dipendenti, sempre più sensibili e attenti dopo quasi due anni di pandemia, si dichiara pronto a seguire autonomamente percorsi formativi per adattarsi ai cambiamenti su ruoli e competenze. 

Supporto ai dipendenti e formazione

“Chi lavora da remoto – spiega Silvia Martinelli – qualora non correttamente supportato, corre il rischio di rimanere ai margini dell’organizzazione. Diventa cruciale, quindi, che qualsiasi modello applicato non venga lasciato all’improvvisazione e che tutti i dipendenti siano messi in condizione di procedere allineati verso un unico obiettivo, ne siano ispirati nelle loro azioni quotidiane e siano supportati in ogni aspetto delle attività. In questo scenario la formazione rappresenta un cambio di mindset considerevole: oggi apprendere è fondamentale non per mettere da parte nozioni che potrebbero servire in futuro ma, al contrario, per testarle e applicarle immediatamente”.

Sostenibilità: le donne sono più attente degli uomini

A confermarlo è lo studio Efficienza energetica e comportamenti individuali e comunitari in Italia: sono le donne a essere più virtuose rispetto agli uomini in fatto di sostenibilità. Lo studio, condotto dal dipartimento Psicologia Sociale dell’Università Statale di Milano e dal dipartimento Unità Efficienza Energetica dell’Enea, evidenzia come oltre alle donne, a essere più attenti al tema della sostenibilità, sono i giovani più degli anziani, e chi vive in un condominio rispetto a chi vive in abitazioni singole. In particolare, l’analisi ha indagato quali sono i meccanismi psicologici che spingono ad attuare comportamenti efficaci nei consumi domestici da parte degli italiani. Comportamenti che possono aiutare a migliorare le politiche energetiche.

La percezione di efficacia delle proprie azioni individuali

Lo studio è stato condotto su un campione di famiglie in Lombardia, di cui sono stati esaminati azioni e interventi messi in atto negli ultimi cinque anni per ridurre la propria bolletta energetica, nell’ambito della campagna nazionale sull’efficienza energetica Italia in Classe A, promossa dal ministero della Transizione ecologica. E secondo lo studio la sostenibilità abita più nel gentil sesso, che a quanto pare ha una maggiore percezione di efficacia delle proprie azioni individuali. Il genere maschile invece è più scettico sul reale impatto dei comportamenti del singolo sul sistema sociale nel complesso. Le donne, ad esempio, indossano abiti più pesanti in inverno e utilizzano i grandi elettrodomestici a pieno carico convinte di ridurre i consumi energetici.

In un nucleo familiare spesso convivono diverse subculture energetiche

Lo studio evidenzia inoltre come all’interno di un unico nucleo familiare spesso convivano diverse subculture energetiche, derivanti da variabili come genere, età, tipologia di abitazione e impegno sui temi della sostenibilità. Gli anziani sono sensibili al risparmio di elettricità e acqua per finalità economiche, mentre i più giovani lo sono per un approccio più ideologizzato, con una maggiore cultura della sostenibilità, più aperta al cambiamento. Quanto alla mobilità sostenibile, riporta Ansa, è centrale per i dipendenti part-time, lo sharing (condivisione di servizi) e il risparmio energetico per i lavoratori autonomi, mentre la condivisione dei servizi è importante per i lavoratori dipendenti full-time.

Gli italiani sono tra i più consapevoli per consumi e scelte d’acquisto

Gli italiani in generale sono, comunque, tra i più sostenibili in Europa per scelte d’acquisto e consapevolezza sui consumi. Un sondaggio del Gruppo Bsh (azienda mondiale nel settore degli elettrodomestici) ha evidenziato come 9 italiani su 10 si informano sulle caratteristiche di sostenibilità prima e durante l’acquisto di un grande elettrodomestico soprattutto attraverso l’etichetta energetica del prodotto (60%). Ma anche attraverso la consulenza di un commesso (56%) o i siti di confronto online (53%). La sostenibilità influenza le decisioni di consumo di più di tre quarti degli italiani, collocando l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Spagna.

Telefonia: 8 chiamate su 10 sono indesiderate


Tellows.it è la piattaforma di protezione dei consumatori, e ha analizzato le chiamate assegnate dai propri utenti agli operatori di telefonia. In particolare, la piattaforma ha preso in esame i dati dell’ultimo anno di quasi 600 numeri telefonici attribuiti ai vari gestori di telefonia, come TIM, WindTre, Vodafone, Iliad e altri, per oltre 19mila valutazioni. E il risultato ha mostrato che 8 chiamate su 10 vengono considerate indesiderate. Gli utenti che hanno valutato i numeri di telefono su tellows hanno riportato principalmente 3 motivazioni di chiamata da parte dell’operatore: il 12% delle chiamate ricevute riguarda il servizio clienti, il 5% l’assistenza tecnica e oltre l’80% sono a scopo commerciale. Ovviamente nelle chiamate commerciali rientrano anche le telefonate operate da agenzie che agiscono per conto dei provider telefonici, oppure da soggetti truffaldini. Per questo motivo le chiamate a scopo commerciale sono quelle percepite in maniera più negativa dagli utenti.

Due numeri su 10 sono stati classificati come truffa

Lo studio mostra come sia molto alto il numero di chiamate indesiderate ricevute dagli italiani. L’80% delle chiamate analizzate è stata infatti riportata con un punteggio negativo, quindi da considerarsi come indesiderata. Inoltre, lo studio ha rivelato che tra i numeri segnalati con punteggio negativo, 2 su 10 sono stati classificati come truffa. Tellows ha esaminato questi numeri e ha elencato le truffe telefoniche più comuni. E di fatto, le truffe maggiormente riportate dagli utenti tellows sono la truffa degli aumenti in bolletta, la truffa sulla verifica dei dati, la truffa del sì e la truffa dei numeri a sovrapprezzo.

Le truffe più comuni

Nel caso della truffa degli aumenti in bolletta, chi chiama si finge un dipendente della compagnia telefonica e annuncia un imminente aumento della tariffa, proponendo di cambiare contratto con la promessa di avere dei vantaggi economici, ma in realtà il prezzo pagato con il nuovo contratto sarà maggiore. Nel caso della truffa della verifica dei dati e quella del sì, il truffatore cerca di ottenere dati sensibili, oppure di registrare un sì, per poi utilizzarli e attivare un nuovo contratto. La truffa dei numeri a sovrapprezzo invece, viene attuata mediante sms. Gli utenti ricevono un messaggio che li invita a richiamare il numero telefonico per ascoltare un messaggio in segreteria. Il numero da chiamare è però un numero a tariffazione speciale, ossia un 899 o 893. Se l’utente chiama il numero, il credito viene azzerato.

Come difendersi dalle chiamate sospette

I consigli per difendersi dalle chiamate sospette sono diversi. Ad esempio, è molto importante non fornire all’operatore dati personali o della bolletta, a meno che non si abbia la certezza che stia chiamando da un numero ufficiale. Per verificare l’affidabilità di un numero, tellows mette a disposizione diversi strumenti, come un sito web dove è possibile leggere le valutazioni scritte dagli altri utenti e lasciare il proprio contributo. Tramite l’app mobile tellows, invece, è anche possibile identificare e bloccare le chiamate indesiderate prima che il telefono squilli.